Da Convento Agostiniano ad importante Basilica
Questa chiesa è incastonata come una gemma in un angolo quasi nascosto di Firenze e può darsi che tu debba passarci diverse volte davanti prima che riesca ad accorgerti che si tratta di una struttura perfettamente proporzionata.
Non sono molti i turisti che attraversano il fiume per una passeggiata tra i vicoli e le piazzette dell’Oltrarno, ma se ti avanza un pò di tempo, ti consiglio di farci un salto, per respirare un pò di quell’autentica atmosfera che caratterizza la città del Rinascimento.
La prima struttura religiosa, sostituita già da un bel pò di tempo ormai, risale a ben prima del 1252. Ubicata all'esterno della cinta muraria originale, era circondata dal tipico paesaggio rurale toscano, caratterizzato da qualche tradizionale casetta di campagna sparsa qua e là, e decorata con dipinti di Cimabue, Simone Memmi e Giottino. I monaci agostiniani entrarono in scena all'incirca in questo periodo, fatto che rende questo edificio una delle prime fondazione agostiniane ancora occupate dai monaci.
Non molto dopo la metà del XIII° secolo, Firenze cominciò ad attrarre un discreto flusso di migranti, sia all’interno che all’esterno della cinta muraria. Questo stabile flusso di persone, insieme alla costruzione del ponte di Santa Trinita, fece sì che l’intera area assumesse una decisiva importanza dal punto di vista sociale, politico ed intellettuale e, se hai tempo di soffermarti un pò in Piazza Santo Spirito, ubicata proprio dinanzi alla chiesa, riuscirai ancora a notare i segni di questo cambiamento.
Gli allora politici di Firenze riconobbero la necessità di una maggiore influenza politica in quest’area della città, per cui decisero di adottare una sorta di “corruzione inversa” (anziché essere la popolazione a corrompere lo Stato, era quest’ultimo che tentava di influenzare il popolo). Riuscirono, così, a stabilire un fondo per la ristrutturazione della chiesa, assicurando una maggiore presenza attraverso l’influenza religiosa.
Architettura di avanguardia
La creazione di una chiesa importante, specialmente come quella di Santo Spirito, non consisteva soltanto nel mettere insieme un pò di pietre e malta, dando al "composto" la forma di una pianta a croce ed abbellendolo con qualche cappella ed un altare: il design architettonico era parte dell’opera d’arte, uno dei tasselli fondamentali della storia raccontata tramite quest’edificio e del nuovo approccio che si intendeva stabilire per i devoti. Era, infatti, la prima cosa che un visitatore della chiesa si trovava dinanzi, per cui l’architetto non doveva avere soltanto una buona conoscenza dei numeri, delle proporzioni e dei canoni architettonici, ma anche della Bibbia, in modo che si capisse sin da subito come dovesse essere predicata la Parola.
Qualche numero
Lunghezza 97 metri
Ampiezza navate 32 metri
Ampiezza all'intersezione con il transetto 58 metri
38 altari laterali
Brunelleschi, nel suo modello originale, non considerò soltanto come la chiesa sarebbe stata vista ad occhio nudo, ma anche come dovesse essere vissuta, come palcoscenico per i sermoni del sacerdote, e come l'edificio avrebbe interagito fisicamente con la natura e con l'ambiente circostante in termini di luce, ombre e spazi. Forse è proprio per questo motivo che molti ritengono il suo progetto originale una delle sue migliori creazioni.
Purtroppo, il Brunelleschi riuscì a vedere soltanto i primi due anni di costruzione della chiesa, prima di morire e passare il completamento dell’opera architettonica ad altri. E, dato che era famoso per non condividere i suoi progetti con nessuno, molti dei dettagli da lui pianificati dovettero essere interpretati, mentre molti altri si sono persi tra i meandri del tempo.
L’intento del Brunelleschi era quello di centrare il suo progetto sull’ordine classico, punto focale dell’architettura rinascimentale (per fare un esempio, le colonne in stile greco).
Coloro che ebbero il formidabile compito di interpretare quelle poche indicazioni che aveva lasciato per completare l’opera furono Antonio Manetti, Giovanni da Gaiole e Salvi d'Andrea. Secondo l’opinione generale, il Brunelleschi era stato troppo radicale nella sua visione, per cui i suoi successori mitigarono gli aspetti più innovativi con diverse modifiche al progetto originale.
L'esterno
Nell’osservare l’esterno della chiesa, è molto probabile che tu rimanga colpito dal suo aspetto alquanto austero e desolato - nessuna decorazione in marmo come le chiese di Santa Croce o San Miniato, pilastri o ornamenti come quella di Santa Trinita, ma nemmeno si può dire che sia stata lasciata in una sorta di “stato non finito” come quella di San Lorenzo.
La facciata attuale risale al 1792 e fu decorata con dettagli architettonici dipinti, rimossi poi durante i lavori di ristrutturazione degli anni 60. Nell’osservare le mura laterali, noterai degli stemmi sopra le finestre, che corrispondono alle famiglie le cui cappelle sono ubicate sul lato opposto della chiesa.
Due note di interesse:
1) Il Brunelleschi, nel suo progetto originale, voleva che la facciata della chiesa e la piazza si affacciassero sull’Arno, ma non fu possibile acquistare tutta la proprietà ,anche quella sull’altro lato della chiesa, perché non tutti erano disposti a vendere, anche se si trattava di un edificio religioso.
2) Il Brunelleschi progettò che tutti i lati della chiesa dovessero essere fiancheggiati da una loggia, un pò come il Museo degli Innocenti in Piazza Santissima Annunziata, ma non portò a termine quest’idea perché avrebbe dovuto cambiare tutta la facciata.
L'interno
La chiesa è caratterizzata da colonne che la dividono in tre navate e circondano l’altare principale, in modo simile alla Basilica di San Lorenzo. Vi sono pilastri sulle pareti laterali ed un soffitto a cassettoni, che non faceva parte, però, del progetto originale: Brunelleschi aveva, infatti, pensato di lasciare “aperto” il soffitto per dare l’idea che le pareti riuscissero a raggiungere e toccare il cielo.
Nel complesso questa chiesa era, e tuttora è, una rappresentazione dei classici progetti del Brunelleschi: uno spazio cavernoso, ma al tempo stesso armonioso. Come fece in San Lorenzo, l’architettura matematicamente simmetrica è enfatizzata dal colore bianco panna delle pareti e dal grigio scuro della pietra serena: il contrasto dei colori accentua ancor di più l’armonia con cui la pietra forma gli archi che uniscono una colonna all’altra.
Notoriamente fuori posto è, invece, l’altare a baldacchino, intagliato in maniera quasi eccentrica e pieno di statue, opera in stile barocco che risale ai primi del XVII° secolo. Un’interessante nota storica: la “battaglia dei pulpiti” ebbe luogo proprio qui verso il tardo 1400 tra Girolamo Savonarola - frate dominicano che, per un breve periodo di tempo, ebbe una certa influenza sugli affari religiosi e politici della città - e Mariano da Genazzano, nemico pubblico del Savonarola che dedicò i suoi studi all’ordine agostiniano.
Le opere d'arte all'interno
La semplicità dell’interno ospita, in realtà, un’innumerevole quantità di opere d’arte che riuscirai ad ammirare se ti concedi un pò di tempo per esplorarlo con tutta calma, rese ancor più incantevoli dall’abbondanza di luce naturale che penetra dall’esterno. Ve ne sono molte di artisti poco conosciuti, ma altrettante di personaggi illustri del mondo dell’arte rinascimentale fiorentina che sicuramente riuscirai a riconoscere.
Michelangelo
Michelangelo trovò rifugio nel convento di Santo Spirito nel 1492, all’età di diciassette anni, dopo la morte del suo protettore Lorenzo il Magnifico. Fu proprio all’interno delle mura di Santo Spirito che quest’artista, notoriamente curioso, ebbe l’opportunità di analizzare i cadaveri dell’ospedale del convento, per studiare l’anatomia del corpo umano.
Come ringraziamento, Michelangelo scolpì una scultura in legno altamente realistica che rimase appesa sopra l’altare principale fino all’occupazione francese del tardo 1800 ed alla conseguente soppressione del convento, dopo la quale il crocifisso fu registrato come “perduto”.
In realtà, era nascosto in piena vista!!
Era stato spostato in un’altra cappella e dipinto per mascherare le sue vere origini! Dopo la ristrutturazione che lo ha riportato alla sua originale eleganza, fu portato nel Museo di Casa Buonarroti, dove è rimasto fino al 2000, anno in cui è stato spostato nuovamente nella sagrestia di Santo Spirito.
Perugino
Quest’artista, un pittore italiano del Rinascimento della scuola umbra, sembra abbia praticato il suo apprendistato nel laboratorio di Andrea del Verrocchio, insieme a Leonardo da Vinci, Domenico Ghirlandaio e altri. Nonostante la maggior parte delle opere che realizzò a Firenze sia andata perduta, alcune sono state trasformate in vetrate colorate: la facciata interna della chiesa vanta, infatti, una vetrata colorata del Perugino.
Andrea Orcagna
Il refettorio è praticamente tutto ciò che rimane del complesso di Santo Spirito prima della ristrutturazione della chiesa. Nascosto e trascurato per centinaia di anni, vi un drammatico - ma sfortunatamente molto rovinato - affresco di Andrea Orcagna: la Crocifissione all'interno del Cenacolo.